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domenica 24 febbraio 2019

Misura di tutte le cose: l’Uomo Vitruviano di Leonardo



Il disegno di Leonardo, conosciuto come l’Uomo Vitruviano, è una delle immagini più iconiche della storia, ripresa e rimaneggiata all’infinito, soprattutto nell’ultimo secolo. Ce l’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, visto che compare anche sulle monete da 1 euro. Nata alle soglie dell’età moderna, rappresenta sicuramente uno dei simboli fondamentali del Rinascimento e, non è azzardato affermarlo, dell’intera civiltà occidentale.
Leonardo, che aveva compiuto lunghi studi di anatomia, praticando numerose dissezioni autoptiche, arrivato a Milano cerca di riprodurre in immagine quanto contenuto all’interno del De Architectura (15 a.C.) dell’architetto romano Marco Vitruvio Pollione, secondo il quale l’edificio perfetto è quello che riproduce le proporzioni armoniche del corpo umano. Nel 1490 Leonardo realizza allora questo disegno a matita e inchiostro su carta, attualmente conservato nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, che raffigura il corpo umano ideale e dalle proporzioni perfette, che si erge stabile e insieme dinamico, armoniosamente inscritto nelle due figure geometriche del cerchio e del quadrato. Tale disegno è, altresì, un’efficace sintesi di spirito scientifico e intuizione artistica (essendo Leonardo insieme artista e scienziato) e in questo l’Uomo Vitruviano si rivela figura paradigmatica del rapporto rinascimentale tra arte e scienza. A partire dalla seconda metà del Quattrocento, infatti, indagine scientifica e operare artistico sono due attività fortemente congiunte, in quanto hanno entrambe lo stesso oggetto di studio e utilizzano gli stessi strumenti matematici.



E sia la scienza che l’arte rinascimentali sono dominate da un pensiero: l’armonia, intesa come rapporto proporzionale tra tutte le parti di un insieme. In ogni campo, dall’architettura, alla pittura, alla musica all’astronomia, si persegue la realizzazione di opere armoniche, cioè riconducibili a delle frazioni matematiche.
La tesi esposta da Vitruvio nel suo trattato è quella secondo cui un edificio armonico deve avere simmetrie e proporzioni perfette come quelle del corpo umano. E’ dunque l'uomo il modello ideale per l'architettura. E l’architetto romano lo iscrive all’interno delle forme geometriche perfette per eccellenza, il quadrato e il cerchio, le stesse che sono a fondamento del tempio (dove un quadrato forma la base e un cerchio la cupola). E anche nel Rinascimento, il corpo umano, come corpo di Cristo, è l’immagine della Chiesa, dove la figura in verticale corrisponde alla parte principale dell’edificio e le braccia aperte ai transetti. La struttura architettonica della Chiesa deve seguire un modello geometrico e matematico che trova la sua più alta espressione nelle dimensioni e nell’armonia insite nelle proporzioni del corpo umano.


Già nell’antichità gli artisti si erano posti il problema di trovare delle regole che fornissero un preciso schema di riproduzione della figura umana, il cosiddetto canone, che consisteva nell’individuare una parte del corpo come modulo o unità di misura per calcolare tutte le altre parti, affinché l’insieme risultasse armonico ed equilibrato. Anche l'intento di Leonardo è quello di sintetizzare visivamente un'immagine antropometrica valida come schema generale per la realizzazione di una figura umana perfetta. L’uomo Vitruviano, infatti, è rappresentato secondo un canone: la figura è divisa perfettamente in due parti dall’asse verticale di simmetria, con il centro localizzato esattamente nei genitali; l’estensione delle braccia ha la stessa dimensione dell’altezza del corpo; la testa, dalla sommità al mento, misura un sesto della lunghezza totale, che è di quattro cubiti, mentre misura un cubito lo spazio dal piede al ginocchio, quello dal ginocchio al pube, dal pube al petto e infine dal petto al di sopra della testa, così come dalla punta del dito medio al gomito e dal gomito all’asse mediano.
Secondo alcuni studiosi, Leonardo propone solo apparentemente uno schema a scansioni modulari simile a quello di Vitruvio. In realtà questo modello a canone nasconderebbe un’altra scansione geometrica, fondata sulla sezione aurea, la cosiddetta “divina proportione”.


La sezione aurea è un elemento geometrico irrazionale, cioè non riducibile al rapporto tra numeri naturali, sebbene rappresenti la proporzione che esprime al massimo grado la perfezione e l’armonia. Nel disegno di Leonardo sono in sequenza aurea i valori di alcuni segmenti – quelli generati dalla rotazione delle braccia e dalla rotazione delle gambe, il lato del quadrato e i segmenti formati unendo il punto della giugulare con quello dell’ombelico e del pube.


Nel suo disegno, Leonardo ha il merito di sintetizzare in un’unica immagine quelle che sono le due figure antropometriche che Vitruvio tratta nel terzo libro della sua opera De Architectura: l’homo ad quadratum e l’homo ad circulum.
Essendo l’apertura delle braccia uguale all’altezza totale, tale figura è inscrivibile all’interno di un quadrato, il cui centro, cioè il punto di intersezione delle diagonali, coincide con gli organi genitali. L’homo ad circulum, invece, secondo Vitruvio, è una figura inscritta in un cerchio il cui centro è situato nell’ombelico. In quella di Leonardo, le braccia leggermente alzate verso l’alto sono tangenti al lato superiore del quadrato e quindi alla stessa altezza della sommità del capo, mentre i margini interni dei piedi divaricati toccano il cerchio in due punti. Unendo questi due punti con il pube, ci si accorge che Leonardo ha inserito nell’immagine un’altra figura geometrica: un triangolo equilatero.
Le due strutture geometriche nel quale l’Uomo Vitruviano è inscritto rappresentano la creazione nella sua totalità. Il quadrato, infatti, simboleggia la Terra, mentre il cerchio è simbolo del Cielo. L’uomo, ultima delle opere create da Dio, viene posto in un ambiente – la Terra – creato apposta per lui e, quindi, armonizzato alla sua immagine. Il suo simbolo è il quadrato, che è una figura spezzata, dotata di quattro spigoli, fondata sul dualismo di base e altezza, i cui lati sono uguali come uguali sono le dimensioni dell’estensione verticale ed orizzontale del corpo umano. Il cerchio è invece la figura geometrica perfetta, senza inizio né fine, sprovvista di angoli o di spigoli, luogo dei punti equidistanti da un centro e pertanto emblema del mondo celeste. Leonardo è il primo a inscrivere il corpo umano contemporaneamente nel quadrato e nel cerchio, riconducendo l’elemento “celeste” e quello “terrestre” a una ideale concordanza e realizzando così l’immagine che sintetizza la visione dell’uomo del Rinascimento, inteso come centro dell’universo, immagine del Cosmo. L’Uomo di Leonardo è l’Uomo universale, sintesi di materia e spirito, di Terra e Cielo, supremo equilibrio di opposti.

Mario Ceroli, Squilibrio.

Ma è proprio tutto così semplice? Leonardo riesce veramente a ricondurre la molteplicità e le opposizioni a unità e armonia? Particolarmente interessante, a questo proposito, è l’interpretazione di Silvia Gramigna (qui):
“Un quadrato inscritto in un cerchio i cui centri coincidano si ritrova in numerose raffigurazioni precristiane, cristiane e buddiste a suggerire l'ideale coincidenza di divino e creato dove quest'ultimo, emanazione del primo, si trova in perfetta sintonia con il principio originario.
Osservando ora la rielaborazione originalissima leonardesca di queste antiche simbologie, si nota come, a differenza di tutta la tradizione figurativa precedente — e qui sta il genio dell'artista — il quadrato non si trova centralmente inscritto nel cerchio, bensì disassato e spostato verso il basso in una posizione non casuale ma ben precisa dove il punto d'incontro delle diagonali coincide con i genitali dell'uomo. Genitali che qui indicano l'origine fisica, come l'ombelico indicava quella spirituale.
La non coincidenza di questi due punti rende straordinario il disegno e veramente ancora attuale il suo messaggio al giorno d'oggi. Che cosa significa in termini simbolici tale non coincidenza? […] Leonardo dunque, tentando di definire con precisione la posizione dell'uomo nel mondo e in rapporto al divino, si accorge che, "qualcosa" non è riconducibile a misura ... qualcosa con cui comunque bisogna fare i conti.
La condizione umana, sinteticamente espressa dal genio vinciano con questo disegno, rimane in un rapporto apparentemente armonioso, ma in realtà misteriosamente squilibrato col divino.”


L’uomo è sì inserito contemporaneamente nel quadrato e nel cerchio, ma i due centri non coincidono, qualcosa non corrisponde perfettamente. Rimane uno scarto, una discrepanza, una forzatura se vogliamo. L’Uomo Vitruviano continuerà tuttavia a restare il simbolo del Rinascimento, quasi la trasposizione figurata (come afferma Marco Bussagli) del “De hominis dignitate” di Pico della Mirandola, emblema della centralità che quella fase della cultura umana accordò all’uomo in quanto misura di tutte le cose. Ma in fondo questo disegno sembra ricordarci che l’armonia non è aliena da un certo squilibrio e che l’essenza spirituale è per l’uomo qualcosa che va conquistato, elevandosi con fatica dalla materia.



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