Caspar David Friedrich, Donna alla finestra,1822, Alte Nationalgalerie, Berlino. |
Questo dipinto è "Donna alla finestra", del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich.
La scena è ambientata in un austero ambiente interno, lo studio del pittore a Dresda con vista sull'Elba. La donna, raffigurata di spalle rispetto allo spettatore, è presumibilmente la moglie dell'artista, Caroline, la quale, appoggiata alla finestra, volge il suo sguardo verso il fiume. Friedrich inserisce spesso nei suoi quadri dei personaggi colti di spalle, assorti nella contemplazione di un paesaggio naturale, come il famoso "Viandante sul mare di nebbia".
Dal vetro della finestra, oltre la testa della donna, si scorgono gli alberi di due velieri, un filare di pioppi sulla sponda opposta e l'infinito cielo azzurro. Lo spettatore può solo intuire che questa finestra si apre su di un porto dal quale partono le imbarcazioni per un altrove, lontano e a noi (e a lei) sconosciuto. Qui troviamo ancora il motivo romantico della finestra aperta, soglia verso una realtà lontana e ignota, in grado di esprimere la tensione visiva tra ambiente interno e mondo esterno. Due suoi lavori giovanili (Veduta dalla finestra sinistra dell’atelier, 1805–1806 e Veduta dalla finestra destra dell’atelier, 1805–1806) non rappresentavano altro che due finestre del suo studio, il luogo dal quale l'artista guardava l’esterno.
Caspar David Friedrich - Veduta dalla finestra sinistra dell'atelier, 1805-06. |
Caspar David Friedrich, Blick aus dem Fenster des Künstlers, rechtes Fenster, 1805-06, Austrian Gallery Belvedere. |
La stanza, costruita intorno a un rigido impianto prospettico, con lo spazio strutturato in una fredda griglia geometrica di linee orizzontali e verticali, ha un tono quasi cupo e opprimente. La leggera diagonale del corpo della donna contrasta questa intelaiatura, spezzandone la regolare rigidità, introducendo la tensione verso un "oltre" lontano e misterioso, che lo spettatore può solo intuire, perché l'altrove non si rivela mai; si lascia solo percepire e mai conoscere. I personaggi di Friedrich, ripresi di spalle, immobili e perduti, sono impotenti di fronte alla infinità della natura. La loro contemplazione non è conoscenza, ma un immergersi e un perdersi nell'immensità del cosmo.
I suoi dipinti sono stati definiti come "dialoghi con Dio", perchè riescono a farci percepire il sentimento religioso con cui Friedrich viveva la sua pittura. La pittura è la via che gli permette (e permette a chi guarda) di contemplare l'assoluto.
Spingendosi oltre i limiti imposti dalla fredda ragione illuministica, l'artista romantico scopre un nuovo modo di concepire la realtà, attraverso vie d'accesso mai tracciate prima. Una di queste vie, porta privilegiata sull'infinito, è proprio l'arte. La pittura paesaggistica di Friedrich, in particolare, lungi dall'essere mera imitazione della natura, si configura come proiezione dell'anima stessa dell'artista, del suo mondo interiore. Lo stesso Friedrich affermava che "il pittore non deve dipingere ciò che vede davanti a sé, ma anche ciò che vede in sé". E nell'animo del romantico ci sono soprattutto racchiusi due sentimenti: la perenne tensione verso l'infinito (Streben) e il desiderio struggente dell'oltre-limite (Sehnsucht), nella lacerante consapevolezza dell'irriducibile alterità della natura, dell'incommensurabilità dell'infinito al finito, causa, nell'uomo, di un senso di incolmabile incompletezza e disarmonia. Tale consapevolezza è espressa nella solitudine tragica dei personaggi di fronte al sublime spettacolo delle natura. Solitudine, lontananza: sono simboli di quel desiderio struggente d'infinito che è la principale chiave di lettura della poetica del pittore tedesco come di tutto il Romanticismo.
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