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domenica 10 gennaio 2016

Animali in Pittura - Franz Marc

Franz Marc, Cavallo nel paesaggio, 1910-11.

Franz Marc è stato banalmente definito “pittore di animali”. L’artista tedesco è stato cofondatore del gruppo espressionista Der Blaue Reiter (1911). A questo proposito scriveva Kandinskij: ”Il nome Der Blaue Reiter, lo trovammo, Marc ed io, davanti ad una tazza di caffé, sotto il pergolato di Sindersdolf. Ad entrambi piaceva il blu. A Marc piacevano i cavalli e a me i cavalieri. E così il nome venne fuori da solo”.
Come tutti i movimenti sorti intorno al primo decennio del ‘900,
anche Der Blaue Reiter si poneva in contrasto con l’idea di pittura come imitazione della natura. L’Espressionismo in particolare si caratterizzava per il rifiuto della prospettiva e per l’uso antinaturalistico dei colori, in quanto l’arte non ha lo scopo di creare una illusione della realtà, rappresentando la sua apparenza, ma di esprimere la condizione interiore dell’artista, conferendo alla materia una dimensione spirituale.
Marc e gli altri del gruppo ricercavano nella natura, sulla scia delle ricerche già avviate in Francia a partire da Cézanne, la sua essenza, le leggi primordiali che essa nasconde. In questa tensione, suggestionato dalla teosofia, il pittore tedesco conferisce alle proprie composizioni un significato prima di tutto poetico e simbolico. In Franz Marc alberga un anelito vitale alla purezza e un insopprimibile desiderio di spiritualità, ma per esprimere entrambe l’essere umano è inadeguato in quanto gli sembra, così si esprime egli stesso, semplicemente “brutto”. Per questo i soggetti dominanti delle sue opere sono figure animali, cavalli in particolare, che incarnano gli ideali di purezza, di innocenza perduta, di bellezza, di armonia, di spiritualità e attraverso le quali riesce ad esprimere la propria interiorità. E, sebbene disdegna una loro rappresentazione realista, Marc non smette di studiarne rigorosamente l’anatomia, osservarne il comportamento e passare lunghe ore nel Giardino Zoologico di Berlino, sforzandosi di immedesimarsi nella loro vita, di guardare il mondo con i loro occhi.
L’arte, per i pittori del “Blaue Reiter”, non può rimanere legata alle apparenze, ma deve cercare di emanciparsi da esse per andare in profondità e cercare di rappresentare “l’essere assoluto”, l'essenza, l'idea. A questo fine la pittura di Franz Marc, tra il 1908 e il 1910, comincia a semplificarsi sempre di più, a ridurre le linee e la caratterizzazione individualistica delle figure, a favore di una loro tipizzazione e astrazione, quasi a volerne ricercare l’essenza spirituale. Anche il cromatismo si emancipa dal naturalismo tradizionale, in quanto il colore (l’aveva appreso da Van Gogh, Gauguin, dai fauves) è un elemento dotato di potenzialità creative del tutto autonome, svincolate dall’obiettivo di imitare la colorazione naturale e finalizzate all’espressione di emozioni, di stati d’animo, di idee. I colori, per Franz Marc, hanno soprattutto un significato simbolico: il blu rappresenta il principio maschile e spirituale, il giallo quello femminile, sereno e sensuale mentre il rosso simbolizza la materia bruta e pesante al quale si contrappongono gli altri colori.
Dopo il 1910 le sue tele acquistano una plasticità spaziale, una ricchezza di colori, un tratto ritmico e dinamico che conferiscono all’immagine intensità e movimento. E’ a questo periodo che appartengono capolavori come “La mucca gialla” e “I piccoli cavalli blu”.

    Franz Marc, I piccoli cavalli blu, 1911, Stoccarda, Staatsgalerie.

In quest’ultimo dipinto il blu dominante, considerato dai pittori del Blaue Reiter colore spirituale per eccellenza, è amplificato dagli altri due primari e dai loro complementari; lo sfondo richiama l’astrattismo di Kandinskij, mentre la prevalenza delle linee curve, dall’andamento ritmico particolarmente musicale, crea una composizione caratterizzata da purezza e armonia primitive, anteriori a ogni contaminazione, e da un’atmosfera fiabesca, quasi mitologica, nella quale i cavalli blu appaiono delle creature soprannaturali, chiusi nella propria trascendente perfezione ideale. Sembra che Marc cerchi di cogliere le vibrazioni impercettibili del loro essere, il mistero del loro silenzio.

Franz Marc, Mucca gialla, 1911.

Quasi non vi è traccia di esseri umani nelle sue tele: gli animali, come questi cavalli, immersi nella natura, sono signori del proprio universo, perfetti nella propria solitudine, nelle forme piene e sinuose dei corpi, plasmati da colori puri, senza gradazioni né chiaroscuri. Non sono rappresentazioni riconducibili alla percezione dell’occhio umano, e quindi entità fenomeniche, ma essenze pure, idee incontaminate. Così scrive: “Non dipingeremo più la foresta o un cavallo, così come ci piacciono o come ci appaiono, bensì come essi sono realmente. Così come la foresta e il cavallo sentono il loro essere assoluto, che vive oltre l’apparenza.”


Ma la pittura di Franz Marc è in continua evoluzione, segnata anno per anno da stimoli diversi: dopo quelli delle tendenze postimpressioniste, intorno al 1911 assimila alcuni stimoli provenienti dal cubismo e, infine, tra il 1912 e il 1913, quelli derivanti dal raggismo russo, dal futurismo italiano e soprattutto dalla pittura di Delaunay, come si può vedere in questo Caprioli nella Foresta:

         Franz Marc, Rehe im Walde II (Caprioli nella foresta II), 1914, Staatliche Kunsthalle Karlsruhe.

Il colore è sottoposto ad una complicata scomposizione prismatica, le forme e le linee si frammentano in superfici geometriche, la visione raggiunge una dinamica simultaneità ed una molteplicità di punti di osservazione. Da questo periodo in poi, anche il suo rapporto con gli animali subisce una radicale deterioramento, a tal punto che comincia a considerarli come l’uomo: brutti, impuri, ripugnanti. Tutto questo determinerà il volgersi della sua pittura verso una rappresentazione sempre più astratta. Ma le sue ricerche saranno interrotte dallo scoppio della Prima guerra mondiale, nel corso della quale troverà la morte a soli 36 anni.

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