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martedì 12 gennaio 2016

Animali in Fotografia - Nick Brandt

Ranger with Tusks of Killed Elephant, Amboseli 2011, da Across the Ravaged Land.
Quest'aquila reale sembra una statua di pietra, riaffiorata dalle oscurità di antichi miti. Ma escludiamo subito l'azione malefica di leggendari sguardi incantatori. Il responsabile della pietrificazione di questo animale è il lago Natron, che si trova in Tanzania, nella Rift Valley. Qui le temperature possono raggiungere i 60° e le acque del lago possiedono un ph talmente elevato (tra 9 e 10,5) da essere un luogo inospitale per qualsiasi creatura, ad eccezione dell’Alcolapia alcalica, un pesce che si è adattato particolarmente bene alla elevata alcalinità dell'ecosistema, e di alcune specie di fenicotteri, che vi nidificano regolarmente.


Nick Brandt, Calcified Fish Eagle, Lake Natron, 2012, da Across the Ravaged Land.
               
Il lago prende il nome dalle natrocarbonatiti, rocce magmatiche fortemente alcaline emesse dal vicino vulcano Ol Doinyo. I minerali poi finiscono nel lago con il deflusso dell'acqua piovana.
Essi sono costituiti principalmente da bicarbonato di sodio, che è in grado di assorbire acqua e che un tempo era molto utilizzato nelle operazioni di imbalsamazione. Effettivamente questi volatili sembrano proprio mummificati!

                  Nick Brandt, Petrified Dove, Lake Natron 2010, da Across the Ravaged Land.

Non esistono spiegazioni certe sul perché gli animali si spingano così in prossimità di queste acque letali, ma l’ipotesi più accredita si basa sulla natura riflettente dell’acqua: la superficie del lago estremamente specchiata li confonde al punto da farli precipitare. Altri esperti sostengono che questi animali sono molto probabilmente morti per cause naturali. Poiché nella zona ci sono pochi predatori, i corpi sono rimasti a lungo nel lago incrostandosi dei sali - come carbonato e bicarbonato di sodio - contenuti nelle acque alcaline. Di qui la "mummificazione". In questo modo si sarebbe creata questa sorta di cimitero naturale a cielo aperto formato da carcasse di volatili calcificate dalle acque del lago.

    Nick Brandt, Petrified Flamingo, Lake Natron 2010, da Across the Ravaged Land.

Queste foto appaiono nell'ultimo libro del fotografo londinese Nick Brandt, Across the Ravaged Land ("Nella terra ferita"), pubblicato nel 2013, che conclude la trilogia iniziata nel 2005 con On this Earth e continuata nel 2009 con A shadow falls.
Brandt nel 1995 si trovava in Tanzania per lavoro (preparava il videoclip per la canzone Earth Song di Michael Jackson) e si innamorò della fauna di quei luoghi e della savana. Decise dunque di farvi ritorno, di abbandonare la regia e di dedicarsi alla fotografia di animali. Sulle spiagge del Natron notò cadaveri di uccelli e pipistrelli perfettamente conservati. Per fotografarli, li ha collocati in posizioni tali da sembrare viventi (ad esempio appollaiati su un ramo o una roccia).

Lion with Monolith, Serengeti 2008, da A Shadow Falls.

Across the Ravaged Land documenta l'estinzione della flora e della fauna in Africa Orientale. Il libro è il risultato di un lavoro durato oltre un decennio, durante il quale molte popolazioni di elefanti, leoni e altri grandi mammiferi sono rapidamente scomparsi per mano dell'uomo. L'opera offre una visione lirica e nello stesso tempo oscura del mondo fotografato da Brandt; un mondo ancora ricco di incredibili bellezze, ma ora tragicamente contaminato, depredato e in via di estinzione.
Nella sua trilogia, l'autore compie una serie di intensi e potenti ritratti di animali, che sembrano essersi messi in posa come in uno studio fotografico. Secondo Brandt, infatti, finora la fotografia di animali selvaggi si è sforzata soprattutto di cogliere la spettacolarità degli animali in azione, ponendo l'enfasi sulla cattura di momenti drammatici. Il suo intento è invece quello di cogliere gli animali semplicemente nel loro essere. Le sue immagini trasmettono una semplice idea: le creature senzienti "sono" e hanno il nostro stesso diritto di vivere.

                     Nick Brandt, Elephant drinking, Amboseli 2007 (da A shadow falls)

Le sue immagini in bianco e nero, piene di luci drammatiche, sono quadri compositivi di respiro epico. Eppure spesso riescono anche a creare una strana intimità con l'osservatore. Gli animali giganteggiano maestosi e severi in una natura spoglia e solenne. Appaiono regali e misteriosi, depositari di segreti sconosciuti, ma anche figure tragiche, appartenenti a un mondo sacro e antico che sta per scomparire per sempre. Le foto di Brandt sono potenti scorci di un altro mondo, in cui il respiro del leone, la marcia degli elefanti, lo sguardo acuto del ghepardo ci comunicano una vitalità primitiva che ci spinge a collegarci con loro, con la semplicità e durezza primigenie dello stare al mondo.

    Nick Brandt, Lion before storm sitting profile, Masai Mara 2006 (da A shadow falls).

Di una bellezza struggente, queste creature forti e vitali sembrano in qualche modo anche fragili ed effimere; ma il miracolo che riescono a fare queste fotografie è soprattutto quello di riuscire a dotare l'animale di una sua identità: è quasi impossibile guardare queste immagini senza percepire le personalità degli esseri che Brandt ha fotografato.

      Nick Brandt, Elephants walking through grass, Amboseli 2008 (da A shadow falls)

Il metodo di lavoro di Brandt consiste nel fotografare con una fotocamera analogica medio formato (la Pentax 6x7), passare a formato digitale tramite scanner e ritoccare il risultato con Photoshop, usando spesso il trattamento HDR per amplificare la drammaticità degli scatti. “A parte l'uso di certe tecniche fotografiche, c'è una cosa che credo faccia la differenza: mi avvicino molto a questi animali selvaggi, spesso a poche decine di centimetri da loro. Non uso teleobiettivi. Questo perché voglio vedere quanto più possibile cielo e paesaggio, vedere gli animali nel contesto del loro ambiente. In questo modo le foto riguardano tanto l'atmosfera del luogo, quanto gli animali. Inoltre, essendo così vicino ottengo una sensazione di intimo contatto con l'animale che mi è di fronte”.

A questo link si accede ai portfolio di tutti e tre i progetti editoriali di Brandt: http://www.nickbrandt.com/category.cfm?nL=0&nS=0


http://www.younggalleryphoto.com/photogr…/nickbrandt/nb.html




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