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La fotografia è dunque morta? Visti i numeri sempre in crescita delle fotografie condivise, si direbbe proprio di no. Il repentino diffondersi delle sintografie, tuttavia, mette radicalmente in discussione la valenza indicale e rappresentativa tradizionalmente attribuita al medium, a causa della difficoltà di distinguere tra prelievi fotografici e immagini di sintesi. Le sintografie, infatti, sono sempre più delle emulazioni perfette di una fotografia, ma non rispettano in nessun modo il requisito di indicalità, il presunto "è stato" di barthesiana memoria. Se si analizza il recente fenomeno del diffondersi di pagine social, che condividono sintografie di sculture, pitture, ricami o manufatti di altro genere, spacciate per fotografie, ci si può rendere conto, leggendo i commenti di approvazione (indirizzati non alle immagini, ma al loro contenuto), quanto resti ancora forte l'aggancio al mondo materiale da parte della fotografia, vissuta a diversi livelli come finestra più o meno trasparente e ponte visivo verso un referente con una precisa collocazione spazio-temporale.