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venerdì 15 gennaio 2021

L'Arte e il dibattito intorno alla sua definizione

Velázquez Diego, La favola di Aracne (Las Hilanderas), c. 1657

Gli approcci che attualmente fanno dell’arte il proprio oggetto di studio sono molteplici ed eterogenei: l’estetica e la storia dell’arte, naturalmente, ma anche tutto un ventaglio di discipline che spaziano dalla filosofia alla psicologia cognitiva, alla semiotica, agli studi di cultura visuale, alla sociologia, fino alle neuroscienze. 
E, tuttavia, non esiste a tutt’oggi una teoria consensuale che renda conto della natura degli oggetti d’arte e che risponda alla domanda: “che cos’è l’arte?”. Si registrano, piuttosto, dei tentativi teorici che sembrano rivolgersi ad aspetti certo importanti ma chiaramente parziali dei fenomeni artistici, ed è probabilmente illusorio, oltre che poco auspicabile, cercare di approdare a una definizione dell’opera d’arte che soddisfi tutti gli aspetti e le sfumature messe in luce dagli approcci eterogenei elencati sopra, che formano una meravigliosa varietà di sguardi sull’arte.
Tuttavia, uno dei problemi fondamentali che l’estetica della seconda metà del XX secolo ha cercato di risolvere è proprio quello della definizione di arte: esiste un insieme di condizioni necessarie e sufficienti per le quali un dato oggetto può essere considerato un'opera d'arte? Cosa accomuna la Primavera del Botticelli con lo Scolabottiglie di Duchamp? Perché consideriamo entrambi gli 'artefatti' delle opere d’arte? Quali sono le proprietà in comune che permettono di includerli nell’ambito dell’Arte? E, soprattutto, cosa distingue lo Scolabottiglie di Duchamp dall'analogo manufatto ordinario?